Le origini nel carisma di San Vincenzo de’ Paoli
La storia delle Sorelle della Carità ha un’eredità che bisogna ricercare in una storia antica ma ancora e sempre più attuale. La scopriamo attraverso un breve racconto che narra la testimonianza di un grande uomo di Dio, dedito alla carità verso gli “ultimi” della Terra e proclamato Santo: Vincenzo dè Paoli, conosciuto in Francia come “Monsieur Vincent” e così chiamato fino alla fine dei suoi giorni.
Vincenzo proviene da una famiglia contadina delle Lande. A soli vent’anni è ordinato sacerdote e per dieci anni si adatta ad un’agiata vita clericale poi, anche per l’influsso di Pietro di Bèrulle, maestro di grande spiritualità, cambia radicalmente vita e si dedica totalmente al servizio dei poveri e dei diseredati. Ha un grande ascendente su persone di un certo ceto, tra cui il cardinal Richelieu, la regina Anna d’Austria, lo stesso re Luigi XIII che lo desidera accanto nel momento del passaggio da questa vita a quella del Cielo. Nel 1619, Monsieur Vincent è nominato cappellano maggiore delle galere, oggi diremmo dei carceri.
Nascita delle Sorelle della Carità
Grande anno il 1625, quando Vincenzo fonda un Istituto Religioso, la Congregazione dei Preti della Missione, detti “Lazzaristi” o “Vincenziani”: sacerdoti destinati al lavoro missionario e alla formazione del clero. Nel 1633, fonda anche un Ordine di Suore, la Congregazione delle Figlie della Carità, insieme a Santa Luisa de Marillac, che, rimasta vedova e con un figlio, sceglie di donarsi al Signore e vivere il carisma di Vincenzo, suo confessore e padre spirituale. Oltre alle Figlie della Carità, nascono altri “rami” di Suore, grazie alla creatività dello Spirito di Vincenzo che tocca i cuori di molte persone, donne in particolare, attratte dal bene che lui diffonde mentre aiuta, salva, serve e ama Gesù nei più piccoli, sofferenti e abbandonati del tempo. Nel corso della storia, la società, dagli inizi delle fondazioni di Vincenzo ad oggi, ha subito cambiamenti. Ci sono “nuove” povertà, “nuovi” bisogni, “nuove” esperienze di dono che non fanno altro che ripercorrere e ripetere l’esempio di Vincenzo attraverso i suoi Missionari e le sue Suore. Tra queste, ricordiamo la Congregazione delle Sorelle della Carità, Ordine Religioso nato grazie alla generosità di una nobildonna, Gerolama Cavallotta che ha donato un lascito per accogliere giovani non sposate, dedite a seguire il Signore e fare del bene a bambine orfane e bisognose di accoglienza e di educazione, di istruzione e di catechesi.
San Vincenzo, circondato da molte persone che sono ricorse a lui per consigli, confessioni, aiuti e benedizioni, è un uomo, religioso, sacerdote, mite e affabile, ricco di umorismo. Dotato di un senso pratico, la sua concretezza e il suo grande spirito organizzativo gli permettono di realizzare opere straordinarie: basta pensare che a Parigi riesce a sfamare giornalmente ben duemila poveri!
Vincenzo è andato in Cielo “al lavoro”! Come al lavoro? Già, era seduto su una seggiola quando ha risposto al Confratello che lo assisteva: “Adesso lasciatemi un po’ in pace!”. Il 27 settembre 1660, all’età di 79 anni, oggi giovane età diremmo, il Santo della Carità pronuncia queste parole, prima di partire: “Credo, confido, spero, amo. Dio, accorri in mio aiuto. Gesù”. Le sue spoglie sono nella Casa madre dei Preti della Missione a Parigi, il suo cuore conservato ed esposto alla venerazione dei fedeli nella Cattedrale di Lione. È canonizzato nel 1737.
Attualità del carisma vincenziano
E oggi? Le Sorelle della Carità, a Novara, e in varie parti d’Italia e del mondo, raggiungono gli stessi intenti di San Vincenzo, “immergendosi” in un bene che non ha confini. Trovano Gesù nei bambini, specialmente nei più difficili e bisognosi, disabili o con situazioni familiari dolorose; vedono il Volto di Cristo in tanti poveri che bussano alle porte delle loro comunità per chiedere vivere oppure pasti giornalieri da condividere in famiglia, qualcuno chiede consigli o un aiuto per trovare lavoro o sentirsi utile e amato da Dio. Riecheggia nel cuore il “motto” vincenziano: “L’Amore è creativo all’infinito!”. Aggiungiamo che è pura verità perché la “fantasia” del carisma vincenziano raggiunge tutti coloro che desiderano vita nella sua sacralità e nel suo diventare sempre più “a immagine e somiglianza di Dio”. Dio è Amore: da qui, perciò, l’intenso apostolato di San Vincenzo trasmesso ai suoi amici nello Spirito.
Nessuno viene escluso dalla sua immensa carità: orfani, bimbi abbandonati, vecchi soli, poveri, ragazze e donne che chiedono elemosina in strada, persone con malattie psicologiche e fisiche, bisognose di cure e amore. Vincenzo insegna e trasmette ad accostarsi a ogni impresa con grande umiltà e fiducia assoluta nella Provvidenza. Ama con passione i poveri e odia ogni forma di pubblicità; arriva a dire ai suoi seguaci:
“Un’opera buona di cui si parla è un’opera buona sprecata”.
Questa spiritualità coinvolge da anni l’esperienza delle Sorelle della Carità di Novara e le ispira a diffondere il profumo della santità in ogni uomo e donna che portano pace e speranza nel mondo. Mai come oggi abbiamo urgenza di seminare il bene e guardare al futuro con occhi pieni di speranza, la virtù che ci aiuta a non fermarci per essere pellegrini di vita sulle strade del mondo. Sorelle lo siamo se unite da questo carisma così bello e appassionante che ci fa diventare amore e ci educa alla semplicità e alla gioia, al sacrificio e alla fatica ma sempre vissute e trasformate in orizzonti di Luce. L’intento delle Sorelle della Carità è sempre rivolto al Cielo ma restando con “i piedi per terra” e donando mani che si aiutano e si danno da fare per i bisogni emergenti: vediamo poveri nelle nostre famiglie, divisioni, malattie, guerre, violenze e gente sola e sconsolata. Ecco le nuove forme di povertà che a Novara e in altri luoghi fino in Burundi, India e Brasile, toccano i cuori delle Sorelle che Vincenzo ha desiderato come donne amorevoli e “intrigate” in un’alleanza sponsale con il Figlio di Dio che “si fa carne” nei poveri “nostri signori e padroni”.
Per pensare
Per la riflessione e la meditazione, ecco alcuni pensieri e insegnamenti di San Vincenzo. Preghiamo con lui.
Amiamo Dio, o fratelli, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, con il sudore del nostro volto.
Essere cristiani e vedere il proprio fratello che soffre senza soffrire con lui, senza essere malato con lui, significa essere senza carità, essere cristiani solo di nome.
Non debbo chiederti, Signore, perché soffro. Un giorno tu me lo farai conoscere, ora vuoi che resti nella speranza, ti lasci fare nella fede e ti faccia credito accettando la tua condotta e tu che hai tanto sofferto e sei morto per redimerci, insegnami come comportarmi nel dolore e nelle malattie che esercitano il mio amore e a te mi richiamano.
Quando tralascerete la preghiera per il servizio dei poveri, voi non perderete nulla, perché servire i poveri significa andare a trovare Dio.
